Castello di Macerino – Acquasparta ( TR )

Dalle sue mura si gode un meraviglioso panorama.

 

Cenni Storici

Il castello fu realizzato sulla sommità di un monte, al fine di fortificare un preesistente centro abitato.
Le origini di Macerino, come di ogni altro centro limitrofo non sono ben databili, il luogo fu frequentato sin dall’epoca romana: il ritrovamento di un sarcofago paleocristiano (IV secolo) lo testimonia, tuttavia la prima notizia certa risale al 1093.
Trovandosi al centro del territorio dei monti Martani, sulla strada di comunicazione tra Acquasparta e Spoleto, esso fu anche capitale delle Terre Arnolfe all’epoca contava più di 300 abitanti, poi il vicario di detto dominio si trasferì a Cesi.
Ebbe giurisdizione sui vicini Colle Aiano, Fogliano, Villa Campi e Villa Paganica.
Il suo passato di ricco centro politico ed economico è evidenziato dalla presenza di alte mura con possenti torrioni, così come dalla struttura del borgo stesso e delle sue abitazioni, oggi completamente ristrutturate.
Nel 1527, insieme con Porzano, si affidò alla protezione del Comune di Spoleto.
Macerino, durante i suoi anni d’oro, era un vero e proprio centro di vita economico-culturale e non mancava di nulla: aveva le carceri, che oggi corrispondono alla chiesa di San Biagio nella piazza superiore, e cinque pozzi per l’utilizzo comune dell’acqua.
Intorno al 1850 vi abitavano 284 persone, oggi non vi sono più residenti, solo seconde case.
A Macerino sono state effettuate le riprese del film TV “La via del ritorno“, con Sophia Loren e Sabrina Ferilli.
 

Aspetto

Macerino sorge in cima ad un alto colle a 665 metri sul livello del mare, è raggiungibile partendo da Portaria e scendendo da Cima Forca; si trova immerso in un paesaggio di vasti boschi che si estendono tutto intorno ad esso, fin sulle pendici dello stesso.
Le mura ancora sono in ottimo stato di conservazione, nonché le quattro torri poste agli angoli, danno una visione d’insieme compatta con le case racchiuse al suo interno; sul lato destro del borgo si erge il palazzo dei Massarucci del XVI secolo, già Palazzo della Comunità, fronteggiato da una piazzetta dotata di pozzo. Caratteristiche sono le pietre bucate, inserite nelle mura per legarvi gli animali.
Il paese, interamente costruito in pietra, è stato recentemente ben restaurato e molte abitazioni sono proprietà di cittadini stranieri.
 

Chiesa di San Biagio

All’interno del castello, sul lato sinistro è appoggiata alle mura castellane la Chiesa di San Biagio, essa risulta costituita da due navate e conserva alcuni affreschi del XVI secolo.
 
 
 

Chiesa della Madonna del Fiore

La chiesa della Madonna del Fiore sorta nel 1670 è posta appena fuori la struttura muraria, è un piccolo edificio devozionale con la solita struttura esterna, facciata a capanna con portone centrale, due finestrelle ai lati e una sopra, il campaniletto a vela a un solo fornice è disposto centralmente, leggermente arretrato.
Sul lato destro si aprono un’altra porta e un’altra finestra.
Il semplice interno ha la parete di fondo affrescata, al centro Madonna col Bambino incoronata da angeli tra i santi Giovanni battista e Carlo Borromeo.
Ai lati, entro due tondi, sono raffigurati un’altra Madonna col Bambino e San Francesco d’Assisi.
 

Chiesa di San Giovenale

La chiesa di San Giovenale è situata presso il cimitero del borgo che conserva nell’abside alcuni affreschi del XVII secolo ed un affresco di un anonimo umbro del XIII secolo raffigurante “San Francesco in estasi“.
 
 
 

Edicola campestre

Nei pressi dell’abitato, in località Castagneto, si trova una piccola chiesa con testimonianze di devozione popolare, poco più di un’edicola, una Maestà in pietrame intonacato con tetto a doppio spiovente, con raffigurazione della Sacra Famiglia, con in basso san Francesco, santa Rita e Sant’Antonio da Padova.
Risale al 1698, l’infisso metallico è del 1933.
 
 
 

SARCOFAGO DELLA MATRONA PONZIA

Di particolare importanza è il rinvenimento nei pressi della chiesa di San Giovenale di un frammento di sarcofago paleocristiano in marmo, della seconda metà del IV secolo d.C. che apparteneva alla matrona romana “Ponzia” la quale in viaggio per Treviri, morì in questi luoghi cadendo dal cocchio.
Il Vescovo di Spoleto Lascaris lo vide nel 1712 “hinc inde ad hoc altare” cioè nei pressi dell’altare della chiesa di San Giovenale, ce ne sono pervenuti due grandi frammenti del fronte anteriore; nella parte centrale che è mutilata, è il mezzo busto del Salvatore con le tracce del monogramma Costantiniano ed il libro della legge aperto; negli angoli sono due figure diademate e vestite con abito talare; nei riquadri, in due tabelle ansate, ricordano l’incidente accorso alla matrona romana due lunghi distici che il marito afflitto dedica all’amata moglie:
Pontia sidereis aspirans vultibus olim / hic iacet aetherio semine lapsa fuit / omnes honos omnes cesit tibi gratia formae / mens quoque cum vultus digna nitore fuit / tradita virgo toris decimum non pertulit annum / coniugii infelix unica prole perit / quantus amor mentis probitas quam grata marito / quam casti mores quantus et ipse pudor / nil tibi quod foedum vitium nec moribus ullum / dum satis obsequeris famula dicta viri.
a destra denique te memet fatis odioque gravatum / dum sequeris vidit Corsica cum lacrimis / tu Treviros pergens cursu subvecta rotarum / coniugis heu cultrix, dura satis pateris / te pater infestus genero cum tollere vellet / temtasti laqueum si faceret genitor / cedite iam veterum laudes omnesque maritae / tempora nulla dabunt talia quae faciat / vir tuus ingenti gemitu fletuque rigatus / hos feci versus pauca tamen memorans
“.
Ponzia qui giace e sei diventata solo aria; prima respiravi ed avevi il volto bellissimo; ogni bellezza e ogni onore sono inferiori alla tua bellezza e al tuo onore; andata in sposa da fanciulla non hai raggiunto il decimo anno di matrimonio; infelice sei morta nella tua unione che ti ha dato un figlio; sei onesta e riconoscente verso il marito, sei casta e pudica nei costumi non hai difetti nel rapporto coniugale e sei tanto ubbidiente verso il marito come una serva.
La Corsica vide il percorso fatale e penoso per me e per te mentre andavi a Treviri; fosti travolta dalle ruote di un carro; tu così sottomessa al marito sopportasti dure prove; tuo padre iniquo ti voleva togliere al genero e tu tentasti di impiccarti; in nessun tempo avrai le lodi che meriti; tuo marito piange e geme incessantemente; io ho scritto questi versi ricordando di te poche cose
“.
Attualmente il frammento è conservato presso il Museo del ducato di Spoleto.
 

Fonti documentative

NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Sangemini, Itinerari Spoletini 3, Spoleto, 1975
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990

http://www.terrearnolfe.it/luoghi.asp?id=21

http://it.wikipedia.org/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle foto degli interni della chiesa.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Biagio
Chiesa di San Giovenale
 

Mappa

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