Castello di Colpetrazzo – Colpetrazzo di Massa Martana (PG)
Cenni Storici
La tradizione erudita locale, poco credibile, vuole che il centro sia sorto prima del mille quando la popolazione che abitava il Vicus ad Martis abbandonò la pianura per ritirarsi in luoghi più sicuri, era chiamato “Collis Petri Azzonis“, poiché si dice essere stato fondato da Pietro di Azzo, della nobile famiglia tuderte degli Atti.
La tradizione appare priva di fondamento, poiché Colpetrazzo non figura nel Libro dei Fuochi del 1290 e nei catasti del 1323; in questi ultimi per il territorio oggi di pertinenza di Colpetrazzo sono elencate le ville di Poggio San Martino (Torre Lorenzetta) con 16 fuochi Villa Lopolano con 21, Villa Calcinaro con 11, Villa Campitellis con 7, Villa Piani di Collemedio con 13 e Villa Riganetre con 17.
Sempre secondo la tradizione, ma questa volta più credibile, il Castello di Colpetrazzo sarebbe stato costruito utilizzando le rovine di Castell’Arso e di Cantalupo, che non compaiono più nei catasti e registri posteriori al 1322 come castelli, probabilmente distrutti agli inizi del trecento durante gli scontri tra i ghibellini di Todi e il guelfo castello di Massa.
In mancanza di documentazione certa è probabile che il castello sia stato edificato dal Comune di Todi tra la fine del 1300 e i primi anni del 1400, anche con pietrame recuperato dalle rovine dei circostanti castelli montani; conserva ancora intatta la sua struttura medioevale e mostra caratteristiche di tale periodo.
Ancorché sorto in periodo relativamente tardo Colpetrazzo diviene ben presto il principale polo civile e religioso del territorio circostante; fin dal 1424 il territorio del castello include vaste montagne boscose (ricche soprattutto di elci) sulle quali la popolazione esercita, lo ius lignandi, il diritto cioè, di tagliare legna secondo i propri bisogni.
Nel 1426 tutte le ville circostanti risultano comprese nella sua giurisdizione, politica e religiosa.
Nel 1498 gli abitanti di Colpetrazzo godevano della cittadinanza tuderte, impegnandosi a loro volta a non ospitare alcuna persona che fosse sospetta o comunque sgradita ai priori di Todi.
Nel castello è nato Padre Bernardino da Colpetrazzo (25-11-1515 / 7-2-1594), primo storico francescano e fondatore Monte dell’abbondanza (frumentario), approvato dall’autorità apostolica il 31 ottobre 1592, un secondo fu fondato nel 1675 dallo spoletino Vincenzo Diotallevi, insieme alla consorte, con la denominazione di Monte frumentario della Cappella di Sant’Andrea apostolo della Chiesa parrocchiale di Colpetrazzo.
Nel 1753, il Monte era posto sotto il controllo del Convento di San Pietro di Montescoppio, i cappuccini presiedettero per vari secoli all’elezione dei priori e del camerlengo, finché nel 1820 rinunciarono a tale prerogativa.
Con regio decreto 8 settembre 1867 il Monte passò alla locale Congregazione di carità e, successivamente, nel 1937, all’Ente comunale di assistenza.
Non si conosce in che periodo sia stato definitivamente soppresso.
Grandi possedimenti avevano anche in questa zona i conti di Monticastri, come risulta da un atto notarile del 1650.
Intorno al 1860 Colpetrazzo era appodiato di Massa, con 580 abitanti, di cui 80 nel castello e 468 nelle campagne, costituivano 106 nuclei familiari che abitavano in altrettante case.
Vi erano un mulino a olio, uno spaccio di sali e tabacchi, di pane e, nei soli giorni festivi di carne.
Il territorio abbondava di grano, di vino e di selve; faceva parte della direzione postale di Todi, Massa per Colpetrazzo.
Oggi (2023) vi risiedono circa 90 abitanti.
Aspetto
Il castello conserva ancora larghi tratti della cinta muraria sulla quale si sono addossate nei diversi secoli le abitazioni a base contro-scarpata, alcune torri, notevole quella dell’Orologio, oggi utilizzata come campanile, sita nei pressi della porta sormontata dall’aquila tuderte.
Entro la cerchia muraria si trovano l’ex chiesa di San Bernardino, antica parrocchiale e la sottostante nuova chiesa di San Bernardino.
Appena fuori delle mura sorge la nuova parrocchiale, chiesa dei Santi Giuseppe e Bernardino.
Lavatoio pubblico
A valle del castello in un punto dove sgorga copiosa una risorgiva di acqua sin dal medioevo sono ancora attivi i lavatoi pubblici del paese.
Le donne si caricavano le ceste con i panni da lavare, si recavano alla fonte e poi si riportavano a casa i panni da stendere. I lavatoi sono stati attivi fino al dopoguerra quando finalmente tutte le case sono state rifornite di acqua potabile e le lavatrici hanno alleviato la fatica delle donne.
Ora sono un resto di storia a conferma dei sacrifici umani.
Fonti documentative
G. Alvi – Dizionario Topografico Tudertino – 1765
S. Nessi- S. Ceccaroni – Da Spoleto a Massa Martana – Spoleto, 1978.
A. Palmieri – Topografia statistica dello Stato Pontificio… – Roma, 1861
C. Ridolfi – Massa Martana dalle origini al terzo millennio – Editrice la Rocca di Marsciano, Città di Castello, 2009
Da vedere nella zona
Antica chiesa parrocchiale di San Bernardino
Chiesa di San Bernardino
Chiesa di San Giuseppe e Bernardino
Castello di Mezzanelli
Castello di Torre Lorenzetta
Chiesa di San Sebastiano – Torre Lorenzetta
Villa San Faustino
Abbazia di San Faustino
Catacomba cristiana Ponte Fonnaia
Chiesa della Madonna dell’acqua